domenica

Allo scoperto



- Chi sono io? - dice la Maga guardandolo da terra. - La banderuola che gira la punta al vento dell'ultima ora? Oppure sono la freccia che spacca il bersaglio? 
- La bottiglia vuota sulla testa di Newton - risponde Titano accendosi una Gauloise.
Ieri sera - vuole raccontarglielo a tutti i costi - sono andata a teatro. In terza fila, tra teste canute e messimpieghe profumate, mi sono sentita travolgere da un'escalation di emozioni. Che bella musica Titano! Che trasporto! Insomma, la prima cosa che penso è che sono eccitatissima perché è Natale e perché siamo a Parigi, ah! finalmente una casa. Gioia: tu mi attacchi il cuore con uno spillo - mi dico.
- Mi giro e ho di fianco mio padre con indosso gli occhiali per vedere in 3D. Era seduto accanto a me. Ti ricordi quando ti ho detto che siamo andati al cinema io e lui? - la Maga si accorge che Titano è altrove e  avvicina il naso al suo.
- Tu mi  prendi troppo sul serio - ammette Titano, senza alzare gli occhi.
- Ho pensato a te. Ai nostri ti amo bisbigliati, all'immensità del tuo mare, alla mia barchetta di carta.
Poi hanno fatto un pezzo strumentale, solo basso e fisarmonica, un tristissimo lamento di un tanghero disperato (l'autore non te lo so dire) e  mi arriva una tale disperazione commista, credimi, mi ha angosciata tutta d'un colpo, come una grossa coperta sulle gambe.  - parla da sola, ad alta voce, coprendo la musica che viene dalla cucina.
- La conosco quella cara e insostituibile presenza che mi porto appresso da Montevideo, con la coda dell'occhio la vedo passeggiare per les rues all'ombra della mia serenità - La Maga chiude così.
Vuole stupire Titano e cerca gli incastri più belli, ma come farla franca ad una lepre come lui? - pensa. Qualsiasi arabesco ontologico verrà miseramente scoperto e la sua ingenuità disarmante sarà l'ennesima canzonatura per il doposerata.
Ma Titano non accenna a dire niente, pare concentrato su qualcosa che ha a che fare con le sue mani, o forse è solo quell'appartamento a scaturire il suo disappunto, purché dica la Maga, quello è un rettangolo vuoto e impersonale, ancora freddo dei suoni che si attaccano alle case delle persone: eppure è ciò che hanno scelto per loro, è vero, la Maga e Titano escono allo scoperto, questa è decisamente una novità.
La Maga si alza in piedi e va a prendere due cuscini dal divano, uno per la schiena di Titano, l'altro per appoggiarci due tazze di thè. Siedono a terra la maggior parte del tempo e chiacchierano senza posa, spesso senza ascoltarsi, solo per quel bisogno ineluttabile di svuotare il sacco, per ridare spazio al vuoto e alla fame. Poi rientrano gli altri ed è già ora di cena.
Le mani di Pollini escono fuori dalle casse della radio, si sente salire qualuno dal primo piano. Che siano già arrivati?
Da una pentola senza coperchio i broccoli  rimbalzano tra di loro e l'odore forte della verdura cotta si mescola al thè verde che fuma da sotto i loro nasi.
La Maga e Titano si guardano negli occhi per la prima volta quel giorno.
- Ho riletto la lettera che mi hai lasciato stamattina - Titano prende fiato pronto a scatenare un tifone, - hai ragione, partendo dalle labbra, passando per i ciclopi e i sapori fruttati, siamo io e te al 100%. Mi sei devota come una carmelitana scalza.
La Maga gli mette un dito sulla bocca e aggrotta la fronte - Preparo la cena.

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