martedì

A PB

Paolo,
ti ho scritto delle lettere a cui non hai risposto. Mi hai fatto piangere l'ultima volta al telefono, ti ho sentito così dimentico di quello che ci eravamo detti. E poi oggi mi dicono che sei morto. Così morto che non vale più neanche piangere. Non si piange per uno morto da mesi. Si può bere però. L'altra sera pensavo di scriverti un altro messaggio e vedere se mi avresti risposto. Ti avrei detto tipo: Click. Hai accesso una luce che non ha bisogno d'energia. Niente è più per caso. Ma poi non lo so, mi sembrava così sciocco e pubblicitario come messaggio che ho desistito.
La prima volta, quando ti sono caduta addosso con il peso delle mie paure, mi sei sembrato Dio. Con quelle spalle larghe e quella giaccia dalle spalline così fuori moda mi hai spiegato dolcemente: Cara [...] ho esercitato una certa funzione magistrale, in questi 29 anni di insegnamento. Non lo volevo, necessariamente, ma sono anche diventato un Maestro per qualcuno. E’ così: chi legge manuali può al massimo scrivere manuali; chi legge saggi può al massimo arrivare a scrivere saggi, ma chi ha letto le fonti, quello è un maestro, che lo voglia o no. Per la prima volta qualcuno mi stava aspettando sotto un albero desideroso di ascoltare gli assilli puerili di una ragazzina. Lo dicevano anche i maestri sufi, che l’essenziale passa inavvertito – che la verità sta esattamente fra il sì e il no. E che la verità è completamente diversa dalla certezza. Ho conservato le tue parole. Tutte. Ordinate in base al tempo, al giorno. Le ho tutte qui, queste poche parole per la mia vita. Mi trema la mano, scrivo con l'imprecisione del senso di colpa. Io lo so, Paolo, me l'hai ripetuto allo sfinimento che una buona costruzione non è solo questione di espressione, ma anche di consistenza ad essere – non solo retorica ma anche ontologia, per dire; e mi viene da ridere perché ripeto queste parole continuamente che per me non han più senso.
Non è una lettera ultima, la nostra analisi di stile non è finita. Tieni la mia verità.

2 commenti:

Clodia ha detto...

Sai, ho cominciato a credere che la propria verità si possa trovare solo dentro noi stessi. Certo, le parole, gli incontri e determinate persone possono farti vedere le cose in un altro modo, possono starti vicino in particolari momenti. Ma tutti i giorni, tutte le ore e per tutta la vita sarai solo tu.
Ed è giusto che la tua verità sia solo tu a dartela.
So che sono cose ovvie, ma troppo spesso ci si fa condizionare da chi dovrebbe sapere cos'è il nostro bene, o meglio crede di saperlo. Ma se non lo sappiamo noi cos'è il nostro bene come può saperlo qualcuno che non è noi, non è dentro di noi?!
Ora ti saluto amica Ramina, spero di poter passare presto del tempo insieme, perchè mi manca un pò quella quotidianità che avevamo creato. Un abbraccio.

Anita Damianto ha detto...

Mentre tu solchi il cielo mille mila miglia sopra la mia testa mi abbandono a Vasco, quel puzzone sempre ubriaco, consapevole però che solo lui sa raccontare la vita e la verità con semplici parole nude. Siamo soooooooooli, hic!