venerdì

Lettera a Romoaldo il Poeta, spedizione impedita da Piero Mestolo


Vorrei parlarti di me. Vorrei scriverti una lunga lettera nella carta marrone per fare i pacchi e arrotolarla come le mappe oppure piegarla in più parti e farne una busta. Vorrei farlo perché non mi senti, perché la mia voce diafana non si attacca ai tuoi vestiti e tu la dimentichi. Vorrei raccontarti delle storie divertenti e saper farti ridere con poco. Vorrei non vergognarmi nel fare questo, vorrei non arrossire mentre nuda ballo una danza triste e tu mi guardi da lontano senza dire niente. Vorrei che tu fossi più semplice. Vorrei che fossi uno che compra a scatola chiusa, che non si chiede qual'è il significato, che non mi chiede di parlare di me. Vorrei credere che basterebbe questa lettera per amarti. Vorrei essere certa che hai bisogno di queste parole più di quanto ne abbia bisogno io. Vorrei non volere scrivere questa lettera perché non sai leggere, perché tu menti e sai già che non ti apparterrò mai e alla fine mi convincerò anch'io che non vali niente. Vorrei conoscere il valore delle persone, avere un apparecchio per misurarne l'utilità nella mia vita. Vorrei già sapere quel che voglio ed esserne sicura. Vorrei sapere perché ho pensato di esserti così vicino e adesso sentirmi così straniera nel tuo cuore. Vorrei sapere chi sei, graffetta arruginita che hai puntato la mia carne e mi infetti.

Vorrei dirti le cose più vere, ma non oso per paura che tu rida. Ecco perché mento, dicendo il contrario di quello che penso. Rendo assurdo il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.

Vorrei sapere le conseguenze dell'amore e se per tutti sono uguali. Vorrei sapere perché ho pensato che potessi salvare la mia vita quando non sai neanche come accendere la tua.


E adesso ti mando a fanculo perché sono iraconda e tu di pietra. Mi avvicino al tuo naso e lo sfioro, puoi sentire il mio alito caldo che ansima e sale nell'aria fredda, puoi vedermi piangere e non dire una parola, puoi continuare a respirare quella sigaretta senza smettere di guardarmi. Puoi non avere paura, puoi sentirti indifferente e sopportare uno schiaffo arrivato da mezz'aria che non ti fa male. Mi vedi correre via e puoi non seguirmi perché tutto ti sembra normale.

Puoi lasciarmi qui con la tua solitudine in mano, senza neanche un fazzoletto per consolare e puoi dare la colpa alle tue braccia monche che non sanno abbracciare ripetendo all'infinito da quella bocca d'oro, da quelle labbra che mi bruciano tra le gambe che anche le foglie verdi cadono a terra e sul ramo si è seccato il nido.

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