lunedì

Tentativo semi-cosciente d’essere

Extra-pure Soul.

Un tale a San Mauro riesce a prendere l’anima indemoniata delle persone e a chiuderla in vasetti per le conserve.
Ha una piccola credenza, in una stanza a bovindo dove fa entrare solo i parenti e gli amici stretti. 
Il mobile ha due vetrinette che si aprono con una piccola chiave, credo che rimanga sempre dentro la toppa, o almeno così è stato per tutto il tempo che siamo andati in visita noi.
Una credenza di quelle classiche che possiamo facilmente immaginarci senza bisogno della solita descrizioncina tutta dentro il paragrafetto, che di solito è così noiosa da leggere nei libri che io salto sempre.
Purtroppo non sappiamo che tipo di legno fosse, forse mogano, ma non abbiamo fatto in tempo a chiederglielo, la cosa che più ci incuriosiva era certamente quel che c’era dentro.
Le anime delle persone si colorano con il tempo.
Alcune blu, altre verdi fluorescente, altre rossastre.
Non sono colori particolarmente vivaci, eccetto per quelle verdi che sembrano proprio luminescenti, fatte di un materiale simile alla gelatina.
Il primo a cui abbiamo pensato  - noi degli '80 - è  Slimer e abbiamo riso nelle nostre teste pensando che in fondo l’immaginazione è uno status collettivo geolocalizzato.
Ma poi non potevamo confrontarci troppo, quel tale è stato con noi tutto il pomeriggio e dovevate sentire con che zelo ci raccontava di come avviene il processo di conservazione di queste anime e di quanto è faticoso, come mestiere, fare il Conservatore, mica ce ne sono rimasti molti di questi tempi, mica di frutta parliamo, attenzione ragazzi, che fare il Conservatore oggi non è come ai tempi dei vostri genitori.
Oggi si va sulla mescolanza dei tre stati della materia.
Mica tutte escono dai corpi allo stesso modo.  Ah no? Sospiravamo. 
Quel tale ogni volta che iniziava un nuovo periodo si sedeva, c’era una sedia a fianco di ogni lettino, per poi alzarsi a metà frase come preso da uno strano imbarazzo e da una fastidiosa fretta. 
Alcune occorre aspirarle, diceva scuotendo la testa (e non posso, ve lo giuro, non ve lo dirò, che bizzarra siringa ci ha mostrato quel tale, una cosa mastodontica per sedare le mucche o addormentare la mancuspie).
Altre escono in stato gassoso: devi attaccare un tubicino se vuoi prenderle tutte intatte, se aspetti che te la smolli il corpo rischi che si contamini con l’aria, ma io no, io faccio questo lavoro da trent’anni e so come farlo. Oramai.
Un tale davvero strano che faceva una pausa prima di ogni [ ] avverbio.
Attacco subito un tubicino - vedete? - allo sfintere e attendo [ ] pazientemente, finché non è passata tutta dal condotto al vasetto, poi metto sottovuoto.
E poi è successo che mentre quel tale ci raccontava tutto il processo per conservare le anime, e noi rispondevamo con gli occhi affascinati di due giovincelli di provincia, è entrato mio zio che, ubriaco come al solito, ha iniziato a far casino.
Lui rovina tutte le feste e quasi ogni domenica fa piangere mia madre.
Ha cominciato a staccare i tubicini (stavamo aspirando cinque anime contemporaneamente e i corpi erano in catalessi, figurarsi che faccia ha fatto quel tale, quando si è visto rovinare tutto il lavoro), inveiva contro di noi e ci schiaffeggiava sulle guance.
Non potevamo muoverci, avevamo le caviglie legate e due morsetti alle orecchie come sensori, avremmo rovinato tutto se le avessimo interrotte, così siamo rimasti ad assistere tutta la scena, ogni minuto, fino alla devastazione totale, fino alle sei del pomeriggio, quando si era fatto veramente buio e non c’era più niente da fare, quel tale che piangeva chiuso a cubo su se stesso e tutte le anime gassose che uscivano dalla stanza per andare a spargersi in cucina, salire le scale fino alle camere e chissà, magari uscire all’aria aperta, per perdersi di nuovo e mandare a puttane il lavoro onesto di un’intera stagione.

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