mercoledì

Invettiva di un astronauta contro il cielo


















Santo cielo!
Hai visto dove sono arrivato? Sempre più su, dicevano.
Sono arrivato tanto in alto da rimanere solo, solo e disperato,
con te che mi stai a guardare.
Cos’è che hai da fissare?
Ti faccio molto ridere, eh? Beh, non ti biasimo.
Bella questa armatura da super-eroe sgargiante, vero? 

Mi ha paralizzato al suolo: guarda le mie gambe, guardale!
Sono diventate due tronchi rinsecchiti, 

non vogliono più saperne di camminare.
Ma se non muovo almeno le braccia, ho l’impressione che morirò più velocemente.
E se sto fermo non ho altro che il tuo sguardo fosco su di me che mi schiaccia.
Ho caldo, ho una sete incredibile...cielo che cosa vuoi che
faccia?
Io ti supplico! Coprimi con il tuo mantello nero e appesantito e
dammi un po’ di sollievo da questa agonia; voglio una stella da
bere, voglio un angolo di aria da respirare.
Ah, ah, ah. Ma tu non senti.
Non senti come batte questo mio cuore affranto,
che è ancora lì,
dentro una tuta spaziale che luccica,

a dolersi dei bei tempi
in cui eravamo sotto il tuo vestale plumbeo, 

a sincronizzare i battiti e il respiro 
al via vai libero delle nuvole a maggio.

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