martedì

Affacciarsi sull'abisso della felicità

Ho trovato qualcosa di veramente significativo nella mia vita, qualcosa che mi riempie di gioia, che mi emoziona come un innamoramento.


A 16 anni scrivevo questa frase su un taccuino. Il mio Io futuro parlava.
Figurarsi se avevo un minimo di giudizio critico, se potevo riconoscerlo! Capelli fucsia e un bel po’ di idee rivoluzionarie da urlare in piazza.
A distanza di dieci anni i capelli sono tornati castani, le idee sono diventate storie e i miei passi hanno iniziato a farsi strada. 
A che punto sono? Sono sul ciglio dell’abisso della felicità. E non vedo l’ora di buttarmi.
Non mi vergogno di essere felice. No davvero. Ho fatto così tanta fatica.
Una ricerca furibonda. Non riuscivo a vedermi, ero coperta di colori (che non avevo scelto io) e di verità promiscue, fuggevoli ed estremamente affascinanti.
Non lo sapevo, o non volevo saperlo, avevo in mano solo convenzioni e conclusioni ovvie. Poi il guscio si è rotto e sono venuta fuori. Ho messo sul tavolo i miei segreti e ho salutato tutti. Ciao, vado a scrivere i misteri luminosi e le gioie impreviste che dissestano la mia anima.
Non voglio più discostarmi da quello che mi rende felice, voglio starci nel mezzo. Dentro le parole e la poesia, a braccetto con le regole della narrazione. Voglio raggiungere la parte in là di me, che è oltre quel limite, dentro quell’abisso. Sono riuscita ad intravedermi laggiù e non mi lascio più scappare. Io voglio scrivere storie finché l’artrosi mi permetterà di muovere i polpastrelli sulla tastiera.

Nessun commento: