giovedì

Ieri.

Quante parole, quante nomenclature di uno stesso scompiglio. A volte mi convinco che la stupidità si chiama triangolo, che otto per otto è la follia o un cane. Stringendo la Maga, questa concrezione di nebulosa, penso che fare un pupazzetto con la mollica di pane abbia ugual significato che scrivere il romanzo che non scriverò mai o di difendere con la vita le idee che redimono i popoli. Il pendolo compie il suo movimento istantaneo e nuovamente mi ritrovo inserito nelle categorie tranquillizzanti: pupazzetto insignificante, romanzo trascendente,morte eroica. Li metto in fila, dal minore al maggiore:pupazzetto, romanzo, eroismo. Penso alle gerarchie dei valori, così ben esplorate da Ortega, da Scheler: estetica, etica, religione. Religione, estetica, etica. Etica, religione, estetica. Il pupazzetto, il romanzo. La morte, il pupazzetto. La lingua della Maga mi fa il solletico. Rocamadour, l’etica, il pupazzetto, la Maga. La-lingua, il solletico, l’etica.
Titano legge ad alta voce, facciamo i reading intimi, seminudi e affamati.
Pensa che sia un peccato avere nostalgia di un'epoca che non abbiamo mai vissuto, mi accarezza la testa, mi dice di non girarmi all'indietro, di buttare via tutte le scarpe vintage, di sorridere davanti all'obiettivo.
Io fatico a rapportarmi alla gente, mi viene da piangere mentre li scannerizzo con il mio occhio Osservatore. Poi ci si mette pure lo gnomo sulle spalle (è una donna mascolina che si spaccia per uomo e, appunto, si fa chiamare gnomo):
Il tuo minuendo è più piccolo di quanto mi sarei aspettato.
Lui mi spiega che non devo più essere perfetta, ma solo della mia misura.
È un po' come la fellatio, cioè una cosa seria. 








4 commenti:

datterus ha detto...

wow.

Andrea ha detto...

davvero interessante, questo blog.

Anita Damianto ha detto...

Ma grassie :)

Clodia ha detto...

Fantastico. Davvero.