martedì

In attesa di una migliore fioritura

Sono una che porta un certo tipo di gonne che fanno irretire solo quei vecchi sbrodoloni dei cafè sui Navigli. Stamattina ho preso la bici e non ho calcolato che ci avrei messo così tanto a fare il giro delle consegne dei libri (sì, faccio circolare libri, mi sono iscritta a questo progetto di Liberalizzazione della Cultura dove ognuno regala le sue letture ad amici ed estranei e spera così che altri facciano lo stesso, in modo da creare un circolo libero di libri, ma non pensavo mai dovessi sporgermi oltre la Darsena, avrei voluto seminare di tomi solo la mia fermata dell'autobus, mentre invece mi è stato espressamente chiesto via mail di attivarmi fino al limite delle mie possibilità.)

Arrivo lontano, in una zona che non ho mai percorso a piedi, forse in auto di notte tornando da qualche locale. Sudo come un cammello dentro alla mia gonna tubolare bourdeaux e alla giacca di nylon tono-su-tono ma ho una missione davanti e non posso cedere. Qualcuno s'aspetta che io ce la faccia, Loro non sanno che limite illimitato hanno le mie possibilità, non crederanno mai che mi sia spinta tanto oltre, forse mi eleggeranno Queen of delivery e mi daranno in premio un libro d'oro e tutti sapranno che io ho diffuso la Cultura in tutto il reame.


A parte questo, il resto dell'attenzione la metto sulle gambe. Gambe stanche, gambe di sangue, gambe pedalanti, gambe con fitta e fine peluria, gambe in slow motion.


Eh sì, comincio a pedalare come se fossi sulla Luna.


Il mio torace è ricurvo sull'addome, tengo gli occhi ben fissi sulle gambe che pedalano sconfiggendo la gravità, mamma mia che fatica, pesanti come due tronchi, arghh, ouchh, fuff, fuff, fuff, questo è il respiro ansimante, mamma mia che fatica, ouchh, ouchh, queste gambe di sangue, fuff fuff queste gambe stanche, non ce la faccio! No, non cedere, è dura, sì lo so ma Loro se lo aspettano, cavolo me ne frega dei Loro fottuti libri, no dai resisti, fuff, fuff, ouchh ouchh, oink oink oink, che fai il verso del maiale? No è la fatica, è la nebbia del delirio, è la gioia dell'allucinazioneeeeee..sì! Sono salita!


Arrivando in cima alla collinetta mi gusto l'ebbrezza della vittoria e mi lascio asciugare il sudore dal vento non temendo oramai più niente, neanche la cervicale.
Una donna vincente come me, una donna che vince per una "causa umanitaria" di tale portata può avere sotto al sedere un aggeggio così infimo e faticoso? Che ne sarà delle sue povere povere gambe?
Chiederò al Comitato una bici elettrica rossa con cestino in vimini per le mie missioni intercontinentali. E Loro non potranno rifiutare.












Nessun commento: