
Arrivo lontano, in una zona che non ho mai percorso a piedi, forse in auto di notte tornando da qualche locale. Sudo come un cammello dentro alla mia gonna tubolare bourdeaux e alla giacca di nylon tono-su-tono ma ho una missione davanti e non posso cedere. Qualcuno s'aspetta che io ce la faccia, Loro non sanno che limite illimitato hanno le mie possibilità, non crederanno mai che mi sia spinta tanto oltre, forse mi eleggeranno Queen of delivery e mi daranno in premio un libro d'oro e tutti sapranno che io ho diffuso la Cultura in tutto il reame.
A parte questo, il resto dell'attenzione la metto sulle gambe. Gambe stanche, gambe di sangue, gambe pedalanti, gambe con fitta e fine peluria, gambe in slow motion.
Eh sì, comincio a pedalare come se fossi sulla Luna.
Il mio torace è ricurvo sull'addome, tengo gli occhi ben fissi sulle gambe che pedalano sconfiggendo la gravità, mamma mia che fatica, pesanti come due tronchi, arghh, ouchh, fuff, fuff, fuff, questo è il respiro ansimante, mamma mia che fatica, ouchh, ouchh, queste gambe di sangue, fuff fuff queste gambe stanche, non ce la faccio! No, non cedere, è dura, sì lo so ma Loro se lo aspettano, cavolo me ne frega dei Loro fottuti libri, no dai resisti, fuff, fuff, ouchh ouchh, oink oink oink, che fai il verso del maiale? No è la fatica, è la nebbia del delirio, è la gioia dell'allucinazioneeeeee..sì! Sono salita!
Arrivando in cima alla collinetta mi gusto l'ebbrezza della vittoria e mi lasci
o asciugare il sudore dal vento non temendo oramai più niente, neanche la cervicale.

Una donna vincente come me, una donna che vince per una "causa umanitaria" di tale portata può avere sotto al sedere un aggeggio così infimo e faticoso? Che ne sarà delle sue povere povere gambe?
Chiederò al Comitato una bici elettrica rossa con cestino in vimini per le mie missioni intercontinentali. E Loro non potranno rifiutare.
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