lunedì

In memoria di Danfilo Guinoe e di un suo grande ammiratore


 

















Quando ti capiterà di imbatterti ancora
in un libro di Danfilo Guinoe, pensami per un minuto.
Immaginati il giorno in cui sono andata in libreria
ad acquistare il libro che mi avevi consigliato tu.
Il titolo e quel nome così bizzarro scritto in uno scontrino della spesa.

Quando ti capiterà di scrivere una missiva con un font
a filigrana corta, vergognati per colui che ancora aspetta le tue dimissioni.
Lui è rimasto lì, con la schiena contro il divano.
Accorato e assorto il gibbone mantiene un rigoroso silenzio,
in attesa dei tuoi passi strascicati, per le scale del 7° piano.

Quando ti capiterà di tornare a trovarmi in Via dei Mapezzoli
ricordati di non estrarre la spada che riposa
insieme alle tue vesti, nel giardino, ficcata nella roccia-monumentale
che il gibbone ti ha edificato. Leggi la targa in titanio blu
e non offenderti se non vedi quelle stesse parole che avevi immaginato:
un condottiero come te si gode la terza età dei tormenti.

Quando ti capiterà di chiedermi se ho letto
il libro che mi hai lasciato di Danfilo Guinoe
non sospirare prima di una mia risposta,
ognuno sceglie un pastello differente per il proprio
progetto di vita ed io,
che da quando te ne sei andato,
non ho fatto altro che seguire le cose di casa e il gibbone,
indosso la talare di Desdemona,
il nuovo latex del terzo millennio,
adatto agli usignoli di città
e alla coscienza oltraggiosa
dei miei tempi.

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