martedì

Un pò di acribia nel caffé ed è fatta

Di mattino avverto i presagi dei sogni appena conclusi.
Mi entrano nel té e stanno a galla come
biscottini per gnomi.
Io ce l'ho uno gnomo sulle spalle,
eccome se ce l'ho,
il mio è il cerretano del paese degli gnomi!
Cara Anita lei dovrebbe con-centrarsi sulla dico-tomia delle parti, si tolga dalla testa esecrazioni a-prioristiche! - dicevo - che si estendono oltre la diagonale sinistra del suo emisfero emozionale.
Prenda questo unguento e diventerà un portento!
Sì gnomo lo farò.
Io piego la testa e annuisco, come fanno i bambini quando vengono rimproverati o i matti quando dicono le bugie. Io se mento allargo le narici e mi chiudo a gomitolo dentro le mie braccia.
Una scena pietosa che vorrei non ripetere.
Eppure di fronte al deforme gli uomini preferiscono l'aborto al parto.
Eppure in mezzo a tanta gente, sopra e sotto il Naviglio, oltre le piazze e nei computer, io fatico a ritrovare l'amico.
Lo cerco dentro le carte, interrogo i poeti, mi faccio prescrizioni psicomagiche e pscicosciamaniche con l'aiuto dei miei libercoli preferiti, ma niente.
Eppure - dice Titano - se sciogli lo zelo dentro il caffé dimentichi le avanguardie, i registratori di cassa, le balle di fieno, i conigli selvatici e i piedi zozzi, dimentichi quello che t'immaginavi da questa vita corta, zoppa, sdentata, scarabocchiata attorno alla tua carcassa.
Solo così puoi divertirti alla roulette.
Per davvero.

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