sabato

[a soggetto]


Una cucina tutto fare. Un divano arancione. Due calici di vino, una bottiglia costosa. Gog e Magog sono seduti uno di fianco all'altro, ascoltano della buona musica. Il Duomo è sempre lì, sopra le loro teste: guarda e sbuffa un peto grigio dalle guglie benedette.
LEI: Tra noi non c'è tensione sessuale
LUI: Che vuoi dire?
LEI: Non mi piace che parli del cane della tua ex
LUI: Ma io adoro i cani!
Lei sorseggia il vino. E' buono. Le calze a rete le stringono le cosce, non c'è alcun motivo di spogliarsi, non c'è n'è alcuno... se non... un paio di occhi su sfondo nero. Lui le bacia il collo. Si raggomitola sul petto, sopra: il canale che divide.
LUI: Quindi non ti piaccio più...
Lei tace.
LUI: Ma te l'avevo già detto che io adoro i cani, cani, cani, cani, cani, cani, cani [in loop a discrezione del regista] ... vorrei tanto averne uno, perché non me l'hanno mai preso.
Lui piagnucola, strofina la lampada e chiede a Gesù di farlo felice. Lei storce il naso, si passa la lingua sopra i denti e si tocca un po'.
LEI: Sei bello perché hai gli occhi a sogliola
LUI : Tu sei morbida. Ma che hai stasera?

LEI: Questa musica che hai messo mi deprime

LUI: Allora la cambio! Ma sai che io non ascolto musica felice!

LEI: Già.
Lui si fa una sigaretta. Si rimette la camicia. Lei si toglie le scarpe e si accartoccia a scatolina: tiene il posto di un bagaglio a mano.
LEI: Ti piace Yuri Chechi?
LUI: Mi fa orrore.
LEI: Faresti una bandiera per me? Scendiamo in piazza, ti scegli un palo...ti prego.
LUI: Per favore! A volte sai essere così scurrile.
LEI: E pensare che cerco di trattenermi...
Lei si alza. Prende un cucchiaino dal cestino delle posate. Se lo mette in bocca e si avvicina a lui. Lo inumidisce con la saliva, si umetta ben bene le labbra e gli arriva ad un palmo di naso.
LEI: Mi annoio.
LUI: [a fumetto, sopra lo sguardo attonito] Oh! No! Giammai!
Lui si slega e si lancia su di lei. La prende tra le braccia, la trascina sul divano, strofina il naso dappertutto, ogni spazio di pelle libero, muco e semi di sesamo, Teroldego soffuso, un buon profumo di detergente. Lui sopra di lei, due toraci che sbattono come conchiglie in un barattolo.
LUI: Non c'è niente che possa fare per tenerti qui? [pausa] Mi fai male.
LEI: mmm.
LUI: Mi fai molto male.
LEI: Cosa in particolare?
LUI: Questa cena, queste candele e poi...? Ti annoi.
Lei non risponde, si libera del tappo, si alza in piedi, accenna una danza su un piede. Prende un coltello dal lavello. E' quello zigrinato, quello del pane. Lo alza, due mani come nella Spada della roccia, Shining is in my mind, facciamo fuori qualcuno. Lei si getta su di lui. Ma non per colpirlo.
Vuole solo alzare il tono. Accoltella il divano, ci si butta contro.
LUI: Vado un attimo in bagno.
Lei non ci bada. Si diverte. Finalmente qualcosa "che succede".
[36 minuti dopo]
Lei esausta, supina sopra un divano divelto e non più arancio. Guarda l'orologio: di lui nessuna traccia, eppure era in bagno. Ha lasciato il cellulare sul tavolo. Plin. Gli arriva un sms.
SMS: Fido è morto.

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