domenica

Che tu sia per me un übersexual

Entriamo.
Colore predominante: bianco. Livello d’allegria: esagerato.
Familiarizziamo con coraggio.
Ci sono i ragazzi che ti abbordano anche se posi lo sguardo su di loro per sbaglio. Hanno quella colonia nauseabonda avuta in omaggio dal ferramenta quando hanno comprato il trapano. Ad ogni modo, sono vistosamente appassionati di nuove tendenze: indossano infatti un jeans branded con cintura importante, slip emergente con elastico-slogan che li identifica (alle volte si è assistito anche a personalizzazioni estreme tipo Rino ama la gnocca), una scarpa di ghisa lucente la cui punta richiama intenzionalmente gli stivali di John Wayne.
Sono loro che alzano esponenzialmente il tasso d’euforia del locale, loquaci e sudati ti parlano molto, troppo vicino alla faccia e l’odore che senti non è certo quello dei boschi in autunno. Non dicono quasi mai nulla di interessante, ma non ti ascoltano neppure, presi come sono a giocarsi tutto nelle prime quattro battute d’attracco citando Vasco o pescando nel Frasario Del Borazzo Di Costiera qualche frase deplorevole.
Secondo la sociologia dell’intorto questo genere masculo non soggetto all’estinzione si definisce retrosexual (o paleosexual).
Dopo avere schivato il primo gruppetto appostato all’entrata, negli angoli bui e meno battuti si trovano i ragazzi-vetrina, quelli che non ci proveranno mai perché loro ce l’hanno dorato e molto molto pulito. Gli orecchini, le ascelle depilate e il pareo hanno permesso di sdoganare la figura dell' uomo mascolino e rude dal suo lato femminile accorto. Ecco che cerette, trimmer, creme per il viso e lampade sono gli argomenti topic su cui puntare se si vuole impugnare la loro spada preziosa. Ridere molto e con frequenza, anche senza apparente motivo. L’immagine speculare della loro donna perfetta è La Sciampista, versione femminile di un certo gusto nevrotico nell’indossare le marche, nell’esporre scritte, catene, crocifissi, diamanti e lingerie in acrilico.
La sociologia dell’intorto li chiama metrosexual e descrive questa moltitudine proliferante di egocentrici come individui dall’angosciante superficialità.
E poi arrivano i nuovi. I ragazzi sensibili che hanno superato la superficialità del metrosexual mantenendone però lo stile: niente più shopping compulsivo ma acquisto ragionato di pochi ma eleganti capi. Sì ai cosmetici ma senza eccessi. Belli naturali, belli puri.
E sono soprattutto questi giovani, gli übersexual, che ascoltano le donne invece di cercare di sottrarre loro la crema idratante prima di andare a corteggiarne un' altra.
Ce ne sono abbastanza.
Sono quelli timidi in jeans attillati e occhiali da intellettuale, gli anti-macho con un po’ di gobba e la maglietta logora.
Quelli dal malumore cronico, con un passato problematico sulle spalle, con paranoie amletiche sulle labbra, con una tristezza nell’animo che ti verrebbe da allattarli.
Adesso sono loro che vanno per la maggiore, forse perché ancora una novità.
Te li vedi davanti che ti raccontano del primo viaggio sulla Luna e di come avrebbero voluto vivere quel momento con più consapevolezza, li ascolti cantare una canzone che hanno scritto per la figlia che devono ancora concepire e poi ti fai accompagnare a casa, lasci che ti guardino con profondità, che ti prendano il viso tra le mani e che ti bacino sulla fronte.
Dicendoti solo, Buonanotte.

3 commenti:

Clodia ha detto...

basta che non ti attontiscano troppo questi ubersexual, perchè se no, amica ramina, fanno peggio che quelli con la colonia che ti parlano troppo vicino. Perchè questi rischiano di entrarti prepotentemente dentro.
Stai attenta.
baci e al tuo prossimo, coinvolgente racconto.

Anonimo ha detto...

Sarà che sono uomo, ed in quanto tale orgoglioso fino al midollo della categoria, ma mi duole molto ammettere che tu hai ragione.
D'altro canto, essendo tu donna dotata di spiccata sensibilità, dovrai constatare per forza che la stessa catalogazionee è riportabile pari pari sul genere femminile, ovviamente facendo le dovute differenze di carattere e approcio.
Quindi la conclusione che mi sovviene, è che prorio l'introduzione di canoni, di standard da seguire( dall'uomo che non deve chiedere mai! ; alla donna che invece non la da mai! ), di categorie di identificazione così ristrette sono la prima causa di impoverimento mentale dei "giofani d'oggi".
Perchè se ogni persona si comportasse in ogni momento della propria vita nel modo che lui crede più appropriato, seza dover per forza seguire un modello prestampato( che può essere sia il tamarro/a, il fighetto/a, i/le sensibili), si troverà a risultare sicuramente più interesante, agli occhi di sicuramente più persone.
E questo vuol dire, dal mio umile punto di vista, che nell'arco di una gionata, o di una vita intera ci possa essere il momento in cui si è più portati a comportarsi in un modo o in un altro.
Ci sono serate in cui magari si esce tutti vestiti per benino tutto alla moda; ma magari un po' scarichi per il meriggio passato a pensare al proprio futuro davanti alla finestra in una giornata uggiosa; ma al quinto vodka lemon si è catapultati in pista a saltare addosso a qualsiasi essere umano femminile e respirante.
Quindi sono qui a graidare no alle categorizzazione selvaggie! Lasciamole a giornalisti sessantenni che non si ricordano più come è la giovinezza.
Grazie per lo spazio concesssomi, e scusate per la loquacità ma in ufficio oggi non so proprio cosa fare!
Ciao ramina..

Anita Damianto ha detto...

Hai proprio ragione Chics!
Le tue parole mi hanno illuminato: voglio fondare un network mondiale e unire tutti coloro che credono nella Naturalezza, che sperano nel ritorno dei rutti in pubblico, che lottano per amarsi a gruppi e a squadre. Siamo tutti stanchi dell'imperialismo della camicia bianca, vero? Incateniamoci ai cancelli delle case e gridiamo No ai conformismi! Mi sembra un'idea geniale...